Paola Guidi «Le donne e la sicurezza»: è questo il titolo della ricerca commissionata dalla Fondazione Enzo Hruby ed eseguita da Astra Ricerche, società fondata da Enrico Finzi, su un campione rappresentativo di 24 milioni di donne equamente scelte tra età, professioni e provenienza geografica. La Fondazione Enzo Hruby ha inteso così approfondire i risvolti psicologici e socio-culturali della security, verificando come e se la donna, pur essendo un soggetto particolarmente a rischio, sia poi in grado di attuare adeguate protezioni e comportamenti preventivi. Secondo lo studio effettuato, metà delle tipologie criminose di cui le donne sono state vittime è costituita dai furti in casa, spesso compiuti in presenza della vittima. «Il livello di allarme tra la popolazione femminile – dice Finzi – è risultato molto alto per il 58% circa del campione; in particolare, le pensionate e le donne sole hanno rivelato timori elevati e costanti per il 75-78 per cento. Inoltre ben il 15% delle intervistate teme di essere spiato o sorvegliato, un tipo di preoccupazione che ci ha decisamente sorpreso». Per contro, solo una minoranza ha deciso di mettere in atto protezioni. «Oltre il 51% – ha sottolineato Finzi – non ha fatto nulla. Solo il 20% ha installato un impianto di sicurezza con sirena, solo il 5% lo ha del tipo collegato alle forze dell’ordine o a una centrale della vigilanza. Il 45% ha fatto installare la porta blindata ma senza alcun sistema di allarme». Queste insufficienti protezioni lasciano indifese molte abitazioni e in tal modo, purtroppo, le paure di essere derubate e aggredite in casa hanno più probabilità di trovare conferma. La scarsa propensione a proteggere la casa non sembra causata da una carenza di informazioni perché una percentuale elevata di intervistate sa che esistono sistemi elettronici, telecamere, porte e finestre blindate e casseforti, ma al momento di decidere più della metà delle donne esita. Quali le ragioni di un comportamento così contraddittorio, a parte l’ovvio problema dei costi? «La maggioranza delle donne dichiara di non sapere a chi rivolgersi – risponde Finzi –. Si cercano su internet i nomi dei produttori o si chiede a parenti e amici. La figura dell’installatore di security non è troppo conosciuta e questo significa che i professionisti del settore spesso non vengono interpellati». In altre parole, mentre non si hanno problemi a individuare chi deve essere chiamato per installare i sanitari o riparare il bagno, l’impianto elettrico, un elettrodomestico, per proteggere la casa non si sa letteralmente come fare. Se questa lacuna fosse colmata, da un lato le aziende della security e gli installatori troverebbero un grande mercato che potrebbe dare tanto lavoro, dall’altro le donne (e le famiglie in genere) potrebbero guadagnarne in sicurezza.